L’Emilia Romagna che non ti aspetti, dove tradizione e innovazione convivono con gusto e genialità.
In quella linea di confine tra l’Emilia e la Romagna, lontano dal quadrilatero della bella Bologna, ho avuto modo di ammirare Castel San Pietro Terme e scoprire il ristorante Gastarea.
Ambiente raffinato, discreto, con un’ottima selezione di vini e lì, personale appassionato al proprio lavoro comincia a raccontare quello che di buono si potrà scoprire a tavola.
Ingredienti dai nomi familiari come mortadella, aceto, tortellini, fagioli, coniglio, patate, rosmarino e spaghetto non fanno presagire quello che sarà il futuro.
Comincia tutto con un gelato al porro e alla mandorla salata, affiancato ad uno steccato bolognese di mortadella e caviale di bassa romagna.
Una delizia che disorienta un attimo, ma sei subito preso dal cannellone di rapa rossa e ricotta di capra condito con aceto di sedano.
Sono un agronomo, non certo un cosiddetto “food blogger” o “gastronomo”, quindi, mi limito a raccontare delle emozioni senza tanti giri e giretti enfatizzanti.
Il primo piatto è molto interessante, perchè già dall’aspetto incuriosisce e poi, al palato, si mostra nella sua disarmante armonia e unicità. Una minestra di fagioli fermentati cotti nel sedano rapa con un tortellino ripieno di solo Parmigiano Reggiano DOP.
Nel frattempo conquista la tavola uno spaghetto alle sarde con uva fermentata e salsa di pinoli, davvero interessante.
E il secondo?
Una cotoletta di coniglio accompagnata con salse in ricordo della cacciatora.
Nel viaggio sono stato accompagnato da un “Dracone 2015 DOP”, oltre a pane e grissini fatti davvero in cucina.
Poi, ad un tratto mi dicono: “Pronto per le patate al rosmarino?”.
Io che a tavola sono nato pronto non potevo certo rifiutare, salvo poi scoprire che all’interno c’era un cuore caldo di cioccolato fondente. Davvero una bella idea!
E ora?
Un gelato con meringa al timo su salsa ai mirtilli, per poi rilassarsi con un raviolo romagnolo.
Prima di conquistare la via d’uscita un’eccellente Sambuca fina Colazingari.
Vi starete chiedendo: morale della favola?
La tavola è convivio e con la buona compagnia le serate non finisco mai.
L’arte in cucina è di chef bielorusso Dmitry Galuzin, anno di nascita 1988 che ha studiato in un istituto alberghiero italiano e combina tradizione e innovazione con umiltà unica e grande attenzione. Ovviamente, nei suoi piatti si ritrova in qualche tratto la cultura culinaria della sua terra di origine.
Nota di pregio: nella preparazione e cottura delle carni è davvero eccezionale.
Ecco, stasera ho imparato che la cucina è la massima espressione della contaminazione e dell’arte, oltre ad avere la conferma che spesso termini come tradizionale, artigianale, qualità, naturale, tipicità sono usate a sproposito e, purtroppo, oggi esprimono sempre meno verità.
Complimenti Gastarea www.ristorantegastarea.it
P.S.:
Durante la cena e la stesura dell’articolo non è stato sottoscritto alcun accordo di sponsorizzazione di prodotti, strutture, servizi.
I nomi e i fatti narrati non sono puramente casuali e non sono frutto di immaginazione, ma la conseguenza di un sempre più raro sentimento che dovremmo essere in grado di provare ogni giorno: emozione.